Tacito, uno degli ultimi storici della classicità

Quando molti si accingono a studiare storia spesso sono prevalsi da un senso di noia e malumore, questo perché reputano la disciplina prettamente nozionistica e senza dei collegamenti che possano ravvivare l’interesse. Eppure non vi è concezione più sbagliata: nell’antichità classica difatti la storia era prettamente collegata all’etnografia e alla geografia anzi senza la storia queste altre discipline forse non si sarebbero neppure sviluppate. Tutto è nato grazie alla leggendaria figura di Erodoto e si è pian piano evoluta fino a raggiungere il suo apice grazie alla figura di un eminente autore latino. Di chi sto parlando? Di Tacito. Sfortunatamente di lui si hanno scarse notizie bibliografiche, di certo tutto ciò che è stato possibile apprendere lo si deve alle testimonianze di scrittori quali Plinio il Giovane. La data di nascita è avvolta nel mistero, si dice possa essere il 56 D.C. mentre il luogo di nascita è in disputa tra Terni e una provincia della Gallia Narbonese. Sicuro è il suo percorso di studi e formazione a Roma sotto l’egida del celeberrimo Quintiliano. Grazie alla formazione avuta dal grande maestro la carriera forense fu per lui carica di gloria ed elogi, nel 78 D.C. sposò la figlia di Giulio Agricola, all’epoca senatore e conquistatore della Britannia. Sotto Vespasiano ebbe inizio la sua carriera politica fino ad arrivare alla carica di proconsole in Asia. Con l’avvento di Domiziano al trono però Tacito si defila dall’attività politica e da qui si perdono le sue tracce, la morte pare portarlo via con sé verso il 116 D.C. Tacito è senza ombra di dubbio il maggior storico della Roma imperiale grazie alla sua visione obiettiva dei fatti e dei personaggi.

De origine et situ Germanorum: Quest’opera, sebbene Tacito ne abbia scritte altre, è la più importante se si vuole analizzare bene la sua figura di storico. Strutturata in ben 46 capitoli è nata dal fortissimo interesse dell’autore verso la geografia e l’etnografia. Le fonti consultate da Tacito risultano essere Cesare in primis, poi Plinio il Vecchio per quanto riguarda eminenti studiosi, invece per quanto riguarda personaggi per così dire minori Tacito usa le informazioni di soldati, prigionieri e mercanti. Nella prima parte dell’opera vengono descritti con dettaglio e dovizia i confini della Germania, l’origine, i caratteri fisici e morali, le armi, il sistema politico, l’educazione dei giovani, i costumi e i mezzi di vita. La seconda parte invece è dedicata completamente alle tribù germaniche. Quindi si può tranquillamente affermare che “Germania” è l’unico esempio a noi giunto di opera etnografica riguardante l’antichità. Infine nonostante come detto sopra l’opera sia di carattere etnografico è possibile notare come l’autore apprezzi e risalti la forza incorrotta dei germani rispetto al vizio e alla decadenza regnante a Roma, ragion per cui i romani, secondo Tacito debbono ben guardarsi da queste popolazioni fiere e bellicose. Lo stile è molto incisivo e con un certo colorito poetico, pur tuttavia la narrazione non risulta mai monotona, anzi grazie a svariati argomenti ed efficacia descrittiva il lettore ne resta piacevolmente colpito.