Prometeo, il titano che aiutò gli uomini

La mitologia è quella sfera che ha sempre affascinato l’essere umano fin dalla sua comparsa sulla terra. Tra tutte le mitologie che hanno percorso la storia, quella greca si potrebbe definire la più complessa, ma allo stesso la più affascinante. Nella mitologia greca così piena di personaggi ve ne è uno particolarmente vicino all’uomo tanto è vero che sacrifica la sua libertà e sarà narrato in tante tragedie di cui una del celeberrimo Goethe. Di chi sto parlando? Di Prometeo. Prometeo è un titano, figlio di Giapeto e della oceanina Climene; nonostante sia un titano decide di non partecipare alla lotta dei suoi simili contro Zeus. L’etimologia di Prometeo spiega questa sua particolare scelta, significa veggente e quindi avrebbe previsto la sconfitta dei titani. I titani erano animati da un vero e sincero amore verso gli uomini, mentre gli dèi agivano secondo il fato a cui pure loro erano sottoposti. La vittoria di Zeus decretò per il momento la fine della protezione degli uomini e l’interferenza sempre più costante degli dèi. Prometeo però, rimasto saggiamente in disparte, decide di entrare in azione e si burla di Zeus donandogli un toro sotto il quale ben nascosti vi erano solo scarti. Il re degli dèi non resta immobile a subire lo smacco ed adirato più che mai decide di punire Prometeo nel suo punto più debole, l’amore verso gli uomini: infatti riversa su questi ultimi il vaso di Pandora, che una volta aperto scatenerà sulla terra tutti i mali. Ora solo due scelte si prospettavano davanti al giovane titano: sfidare direttamente Zeus e quindi la sua autorità, oppure subire passivamente lo smacco e continuare comunque la sua vita agiata. L’amore di Prometeo è più forte, rispetto al mero interesse, e decide così di compiere un’azione che se portata a termine lo renderebbe sicuramente degno dell’adorazione incondizionata del genere umano ovvero donare il fuoco. A quel tempo difatti gli esseri umani vivevano allo stadio primitivo e si cibavano quindi di alimenti crudi, oltre al fatto di non potersi scaldare. Prometeo si reca a Lemno, dove si trova la fucina di Efesto, e con grande arguzia riesce ad impossessarsi di una scintilla di fuoco, che subito dona all’uomo, non prima però di averlo ben addestrato al suo uso nelle sue più svariate funzioni: lavorazione dei metalli, cucina, illuminazione. Non pago di questo Prometeo decide di istruire l’uomo anche nell’arte della medicina, della coltivazione dei campi e dell’architettura. A questo punto Zeus sempre più incollerito decide di punire Prometeo con una punizione esemplare: lo fa catturare e trasportare su una roccia del monte Caucaso, a cui Efesto lo incatena. Inoltre ogni mattina un’aquila plana su di lui per cibarsi del suo fegato. Questo supplizio durerà per moltissimi secoli finché non verrà Eracle ad uccidere il volatile e per volere del re degli dèi lo stesso Prometeo sarà liberato. Zeus infatti desidera che Prometeo gli riveli il futuro. Prometeo allora rivela a quest’ultimo che se avesse sposato Teti, come era in procinto di fare, sarebbe stato detronizzato dal suo stesso figlio. Allora Zeus sposa Era e diede in sposa Teti ad un mortale, il noto Peleo. Infine Prometeo ebbe un figlio di nome Deucalione e gli fu concesso da Zeus di ricreare tramite l’argilla sia l’uomo sia la donna donando loro la scintilla della vita.