Pieter De Hooch, il maestro delle vedute d’interni borghesi

Il Secolo d’Oro olandese è stato senza ombra di dubbio un vero e proprio tornado, che ha letteralmente squassato il tradizionale modo di dipingere e concepire l’arte. Non è un caso che da quegli anni in poi si andò sempre di più affermando il genere non solo della ritrattistica, ma anche degli interni di abitazioni borghesi. Molti sono gli artisti alfieri olandesi di questo genere, tuttavia uno su tutti spicca per qualità di dettagli e finezza senza pari, di chi sto parlando? Di Pieter De Hooch. Egli nasce a Rotterdam nel 1629, fin da subito mostra un talento sorprendente in campo artistico, ragion per cui viene indirizzato al mestiere di pittore senza eccessivi ostacoli da parte della sua famiglia. Inizia a muovere i suoi primi passi sotto l’ala del pittore Nicolas Berchem, dove apprende delle solide basi, che poi perfezionerà e migliorerà per il resto della sua vita. Le sue prime opere riguardano scene di genere impostate in modo alquanto tradizionale, ma solo dopo essere arrivato Delft, deciderà di interessarsi a complesse rappresentazioni spaziali di interni borghesi, accompagnati da magistrali giochi di luce, ma anche da penombre. Questa tecnica è molto simile a quella di Vermeer, è lecito dunque aspettarsi un’influenza non indifferenze di quest’ultimo su Pieter De Hooch. I protagonisti comunque non sono ricchi in cerca di adulazione, piuttosto bambini sorridenti e donne particolarmente laboriose. Solo quando si trasferirà ad Amsterdam il suo stile subirà un’ulteriore evoluzione, anche se gli storici dell’arte lo definiscono come un processo di involuzione dal momento che De Hooch impoverirà notevolmente la sua tecnica rendendo le sue ultime opere fredde e prive della delicatezza precedente, questo perché sembrerebbe che l’artista sia stato influenzato dall’esigenza di compiacere i suoi committenti. La morte lo porta via con sé nel 1684.

“L’armadio della biancheria”: Questa tela la si può tranquillamente collocare tra le opere più riuscite e meglio esplicative del periodo aureo di De Hooch. Naturalmente è stata realizzata durante il suo soggiorno a Delft, quando quest’ultimo subisce l’influsso di Vermeer. Prima di tutto va precisato che l’intento di questa opera è quello di lodare, senza riserve, la pulizia, l’ordine domestico e l’operosità olandese. Non è un caso difatti che i personaggi che popolano questo dipinto comunicano a noi spettatori un senso di profondo ordine ed equilibrio. Vi sono dunque due donne intente a riporre nell’armadio le lenzuola appena pulite, dettaglio non da poco, il quale rimanda al senso di pulizia, le due donne hanno rimboccato le rispettive gonne affinché non si sporcassero durante i loro lavori. Al centro della stanza è possibile notare la cesta della biancheria, un ulteriore rimando al senso del dovere, ma non solo: un occhio attento non potrà non notare il fatto che il pavimento, con il suo andamento a scacchiera scandisce perfettamente lo spazio e induce ad andare verso lo sfondo. Tutto è descritto con dovizia di particolari, come è tipico della tradizione olandese e lo si evince dall’armadio riccamente decorato e intagliato, dalla cesta di vimini intrecciata e dal cuscino ricamato appoggiato sulla sedia. Infine una bambina è intenta a giocare con una pallina spingendola con una mazza, la quale ci guarda e sorride proprio come se volesse ancora oggi farci respirare e vivere quel secolo così beato e indimenticabile che ha reso grande l’Olanda in campo artistico.