Pieter Claesz, il maestro delle nature morte

Quando si parla del Secolo d’Oro olandese è normale avere in mente mostri sacri del calibro di Vermeer e Rembrandt, eppure quel periodo così unico e irripetibile della storia olandese ha dato i natali anche ad altri artisti di fama leggendaria, le cui tele però sono poco note in Italia. Un grandissimo del Secolo d’Oro fu senza ombra di dubbio Pieter Claesz. Chi è? Andiamo a scoprirlo dunque. Sfortunatamente la bibliografia non è molto estesa, purtuttavia si possono tracciare a grandi linee il suo percorso artistico e il suo stile. Nato a Berchem nel 1598, si stabilisce nel 1617 ad Haarlem, dove lavora fino alla morte. Claesz durante la sua carriera assumerà anche lo pseudonimo di Berchem. Egli nel corso del tempo diventerà uno dei più noti maestri della scuola pittorica di Haarlem specializzandosi nelle nature morte, le quali vengono dipinte con gamme di colori assai limitati. Prevalentemente esegue alcune vanità, ma soprattutto banchetti e colazioni. Le sue opere giovanili realizzate a cavallo tra il 1620 e il 1630 sono assai vicine allo stile di Floris van Dyck, dove la visione dall’alto al basso è messa molto in risalto e il colore è molto accentuato. Dal 1640 fino alla morte, avvenuta nel 1661, il suo stile si modifica in senso più decorativo e monumentale. L’importanza del maestro di Haarlem nella storia dell’arte è dovuta per la raffinatezza delle sue composizioni, grazie alla quale si apre una nuova concezione della natura morta. 

“Natura morta con torta di tacchino”: questa tela realizzata nel 1627 oltre ad essere una delle più celebri di Claesz, è anche la migliore per comprendere meglio la sua tecnica pittorica. Il soggetto cardine del quadro è il tacchino, animale affascinante giunto da poco dal nuovo mondo. Il tortino al centro del tavolo, ripieno appunto della carne di tacchino è già stato assaggiato, quindi si può dedurre che ci troviamo all’inizio del pasto. Le ostriche invece sono tutte al loro posto nel piatto. Per servire il tacchino sono già stati predisposti il sale e il pepe sul piatto visibile a destra. Questo dettaglio, a prima vista di poco conto invece è un indice, insieme alle posate molto lucide, della ricchezza dei proprietari. Dall’altro lato del tavolo è possibile ammirare il limone sbucciato, chiaro rimando alla brevità della vita e alle sue amarezze, con un coltello nel quale il pittore ha posto la sua firma e l’anno della realizzazione. Infine dietro la saliera vi è un vero tripudio di decorazioni tipiche dei banchetti rinascimentali.