Il discobolo di Mirone, il simbolo della grecità

Mirone di Eleutère è stato uno degli scultori più elogiati e apprezzati dell’Ellade; deve la sua fama alla sua incredibile abilità artistica nel dare alla luce statue e modellare secondo i canoni dell’epoca. Originario di Eleutère in Beozia, successivamente si trasferisce ad Atene, dove ottenne la cittadinanza ed eseguì capolavori durante il periodo dei giochi olimpici.

Nonostante la scarsità delle fonti relative sia alla sua vita, sia di quelle monumentali, sappiamo comunque che la sua attività fu incredibilmente vasta e varia.

Le sue opere eseguite generalmente in bronzo, consistevano in statue o ritratti di atleti vincitori nei giochi nazionali, in immagini di eroi e divinità, ma anche figure di animali; si ritiene che esse fossero opere votive per i templi, tutte ovviamente caratterizzate da un’esecuzione perfetta.

Oltre al celeberrimo “Discobolo” quindi sappiamo che altre opere degne di nota dello scultore furono il gruppo di “Atena e Marsia”, il cui originale in bronzo si ammirava tra le sculture votive, che fiancheggiavano la strada dai Propilei al Partenone, sull’Acropoli.

L’importanza di Mirone nella scultura e nell’arte non risiede soltanto nella profonda esperienza anatomica, ma consiste principalmente per il fatto di aver riscattato l’arte della scultura dai rigidi schemi geometrici, e per un profondo senso di reazione, sostenuto da una grande genialità, nell’aver imposto alla scultura dei compiti eccezionali quali rendere il movimento nei suoi più sfuggevoli aspetti.

 

Il “Discobolo” è una scultura realizzata intorno al 455 a.C. da Mirone, uno tra i più celebri scultori di Età Classica ed è una delle opere più famose in assoluto della classicità.

La statua in origine era in bronzo, oggi però è nota solo grazie a delle copie in marmo di epoca romana, tra le quali la più celebre è quella denominata “Lancelloti”.

La costruzione della figura ha ancora aspetti preclassici visibili dall’immobilità del torso ed è più simile a un rilievo che al genere della statuaria. L’atleta viene raffigurato nel momento in cui il suo corpo sta per aprirsi e liberare la tensione per il futuro lancio del disco. Si possono notare inoltre delle affinità con l’arte egizia come il tronco rappresentato frontalmente e le braccia di lato. Infine si può constatare che comunque la statua non risulta completamente di stile arcaico, dal momento che Mirone ha fatto assumere all’atleta un atteggiamento simile alla realtà donandogli proprio l’idea di movimento.

 

Articolo di Saveriano Scarchini