Filippo Carcano, un pittore troppo a lungo dimenticato

Filippo Carcano nasce a Milano il 25 settembre 1840, fin dalla più tenera età mostra uno spiccato talento per la pittura grazie alla quale riesce a presto a farsi notare nel mondo dell’arte, tanto è vero che sarà preso sotto l’ala protettrice di Hayez presso l’Accademia di Brera.

Pittore di quadri storici e accademici, dopo il suo rientro da un viaggio assai prolifico e istruttivo sia in Inghilterra sia in Francia, svoltosi verso il 1863, Carcano decide di orientare la sua pittura verso scene di genere e soggetti realistici. Questi ultimi poi, a partire dagli inizi degli anni Ottanta, sono ispirati anche a tematiche sociali aventi per oggetto il proletariato urbano, il quale in particolare a Milano cominciava a essere molto numeroso, visto la crescente industrializzazione sia a livello locale sia a livello nazionale. Infine, grazie alle sue ricerche sulla luce ed il suo studio dal vero divenne un vero e proprio punto di riferimento per i paesisti lombardi. La morte lo porta via con sé il 19 gennaio 1914.

 

“Una partita a biliardo”: Questo quadro, realizzato verso il 1867, risulta essere uno dei capolavori del maestro milanese; inoltre grazie a esso è possibile comprendere meglio il suo stile pittorico. La tela raffigura un ambiente, precisamente una sala, dove alcuni giocatori si apprestano a incominciare una partita di biliardo. Si può subito notare come il colore venga disposto in piccoli tocchi simulante il motivo a fiori, così tanto in voga durante la Belle Époque, della carta a parati, che riveste le pareti della sala da gioco. Inoltre la prospettiva fa sì che i settori più lontani delle pareti si compongano di un numero infinito di puntini tendenti a fondersi in un tutt’uno con l’ambiente. La fonte di luce naturale poi proviene da tergo e sembra quasi anticipare una costante così cara ai pittori divisionisti. Infine, il forte rigore geometrico, che ingabbia l’interno con i giocatori, e l’estrema precisione nei dettagli rivela una sorta di competizione con una tecnologia allora emergente, ossia la macchina fotografica.

 

Severiano Scarchini