Federico Zandomeneghi, l’Impressionismo made in Italy

Negli ultimi decenni dell’Ottocento una città svetta sulle altre per arte e cultura: questa città si chiama Parigi. L’attrazione che la favolosa Ville Lumière esercita su letterati, artisti e intellettuali di ogni provenienza e formazione non risparmia nemmeno quelli italiani. Molti di loro infatti trovano nell’ambiente parigino un’apertura di pensiero e una modernità, che nella penisola italiana stenteranno a venire. Nonostante l’Impressionismo sia un movimento artistico prettamente francese, che poi ha irradiato come un sole luminoso tutti gli altri paesi, va comunque precisato che gli italiani giunti là a Parigi per le ragioni sopra citate hanno lasciato un segno in campo artistico e alcuni di loro hanno pure goduto della stima e dell’amicizia di artisti del calibro di Renoir e Degas. Tra di loro si è fatto sempre più notare raggiungendo una fama non indifferente Federico Zandomeneghi. Egli nasce a Venezia nel 1841, fin da subito le sue spiccate qualità in ambito pittorico vengono notate in famiglia la quale, decide di assecondare la passione del figlio permettendogli di frequentare l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Una volta concluso brillantemente il percorso di studi Zandomeneghi si lascia trasportare dai moti rivoluzionari che attraversano la penisola, tanto da arruolarsi volontario nei cacciatori delle Alpi di Garibaldi, partecipando persino all’impresa dei Mille. Tra il 1862 ed il 1866 si trasferisce a Firenze dove entra in contatto con i Macchiaioli, ma la svolta per la sua carriera avviene nel 1874 quando decide di abbandonare l’Italia per Parigi. Nella Ville Lumière entra in amicizia con i pittori impressionisti più noti come Renoir, Pissarro e Degas, da quest’ultimo apprende l’amore per la pittura d’interni e la tecnica del pastello. Grazie a queste amicizie con le quali trascorre molto tempo la sua formazione artistica si arricchisce sempre di più e la fama non tarda ad arrivare, tanto è vero che Degas avrà una stima immensa per il collega italiano e lo pregherà più volte di esporre le sue tele alle mostre impressioniste. La morte lo porta via con sé nel 1917 lo stesso del suo amico e collega Degas.

“A pesca sulla Senna”: Quest’opera realizzata nel 1878 è considerata senza ombra di dubbio uno dei capolavori assoluti di Zandomeneghi, ma non solo, anche il suo manifesto pittorico più trasparente, dov’è quindi possibile cogliere le tecniche del maestro. Il soggetto è un chiaro rimando alle tematiche impressioniste e rappresenta con straordinaria freschezza le rive della Senna, le quali offrono una stupenda cornice naturale per il riposo e il divertimento. Si può notare come la tela abbia un andamento orizzontale, questo perché l’artista voleva mettere in risalto il placido scorrere del fiume. All’orizzonte una ciminiera fumante rimanda al progresso e all’inarrestabile industrializzazione. In primo piano a sinistra, siede una giovane ragazza con in mano un elegante ombrello-parasole. Quest’ultima a sua volta attende il suo uomo intento a pescare, del quale tuttavia si può cogliere solo il cilindro. La calma figura femminile dà un tono di equilibrio alla narrazione in modo molto rassicurante, come se l’avanzare della modernità non possa in alcun modo scalfire le usanze ed i riti dei personaggi immortalati da Zandomeneghi. Infine qua e là tocchi di colore percorrono l’intera scena quasi come dei lampi improvvisi.