Epaminonda, il tebano che rivoluzionò l’arte della guerra

Quando si pensa alla Grecia classica è normale che alla mente baleni subito il ritratto di Pericle e del Partenone, in fin dei conti è stata la piccola Ellade a vestire i panni del tedoforo accendendo l’imperitura luce della cultura. Tuttavia la Grecia non è solo Atene, giacché pure Sparta ha fatto la storia con la sua civiltà guerriera, ci si dimentica però, o la si cita solo marginalmente, della città di Tebe. Questa è una ragione più che valida per dare un po’ di lustro a una figura rimarchevole dell’ultimo grande periodo della Grecia. Di chi sto parlando? Di Epaminonda. Dopo l’egemonia di Atene, con annesso trionfo del classicismo, la guerra del Peloponneso pone le basi per l’egemonia di Sparta ed è durante quest’arco temporale che si comincia a prendere forma la figura di Epaminonda. Epaminonda nasce nel 418 A.C. e fa parte dell’aristocrazia tebana, fin da giovane mostra spiccate doti fisiche e guerriere, tanto è vero che entrerà ben presto nell’esercito e prenderà parte alla prima battaglia di Mantinea del 385 A.C. Qui salverà la vita del compagno d’armi Pelopida. I due saranno non a caso gli artefici della futura egemonia tebana. Epaminonda visse sotto l’egemonia spartana, che a quel tempo inglobava anche la sua città Tebe, mentre il suo fido alleato Pelopida, in esilio ad Atene incitava gli esuli a prepararsi al ritorno. Lavorando di fino Epaminonda addestrava i giovani concittadini all’arte della guerra, in modo da renderli pronti al giorno tanto agognato della rivincita. Finalmente nel 379 A.C. Pelopida furtivamente con il gruppo di esuli entra a Tebe, uccidendo i membri del governo filo-spartano, mentre Epaminonda reprime militarmente l’intervento dei filo-spartani. Tebe è così finalmente libera, ma Epaminonda sa bene che Sparta non lascerà impunito un simile affronto ergo decide di potenziare l’esercito in particolare di sviluppare una nuova tecnica di combattimento, che se verrà ben eseguita potrebbe porre fine una volta per tutte alla supremazia di Sparta. La tecnica di Epaminonda passerà alla storia con il nome di falange obliqua. Questa nuova tecnica prevede un assottigliamento del centro e della destra della falange sferrando poi un violento attacco in profondità sulla sinistra, il lato più vulnerabile di ogni falange greca. Il momento della verità non si fece attendere e così nel 371 A.C. presso Leuttra si affrontarono Spartani e Tebani: la geniale innovazione di Epaminonda sconquassò letteralmente gli invincibili opliti spartani che da quella data non si sarebbero mai più ripresi, sebbene ancora ci furono degli atti di guerra tra Tebe e Sparta. Con questa leggendaria vittoria Epaminonda portò insieme all’aiuto del suo fido compare Pelopida Tebe agli allori della storia. Sfortunatamente l’egemonia tebana durò solo poco tempo perché nel 362 A.C. a Mantinea Epaminonda muore, riuscendo comunque a donare ai suoi cari tebani un’ultima grande vittoria su Sparta, a dimostrazione che la sua innovazione aveva davvero rivoluzionato l’arte della guerra, ma ormai Tebe era dissanguata e così pure Sparta, non vi era più nessuno che potesse arrestare l’inevitabile declino della Grecia non è un caso infatti che a distanza di poco tempo Filippo il Macedone assoggettò la fiera Ellade al suo regno ed utilizzò persino l’ordine obliquo per sconfiggere i prodi opliti. La fortuna di questa innovazione è testimoniata dall’uso che ne fece molti secoli dopo Federico II di Prussia nelle sue clamorose vittorie di Leuthen e Rossbach dove sconfisse le coalizioni nemiche ben superiori di numero con questa audace manovra militare. Epaminonda ha sfortunatamente vissuto poco, ma è uno di quei personaggi che ha influenzato la storia più di chiunque altro, prova ne è lo studio della sua arte militare in ogni manuale presente nelle accademie militari.