Cicli epici classici

La domanda annosa è: è nato prima l’uovo o la gallina? Secoli di filologia hanno dimostrato che Omero è una pura invenzione mitica, ma allora come conosciamo la caduta di Troia? Come sappiamo del giudizio di Paride? La risposta sta nei cosiddetti cicli epici, di cui è conservato un breve riassunto nella Crestomazia di Proclo.

 

Probabilmente i cicli epici facevano parte di una serie di racconti volti a narrare miti e leggende greche, tanto che di essi facevano parte la Titanomachia, L’Edipodia e altri racconti topici del mito greco. Sappiamo che erano conosciuti da Callimaco, il quale ci informa di non apprezzarli. Per via dello stile, a volte non sublime come quello omerico, essi vennero attribuiti ad autori posteriori.

 

Per esempio, nel Libro XXIV dell’Iliade si fa riferimento al giudizio di Paride; eppure questo episodio è contenuto in uno dei poemi del ciclo, i Canti cipridi, oggi perduti. Quest’opera fu attribuita a un poeta di Cipro di nome Egenio, molto tardo rispetto alla composizione dei poemi omerici.

 

A questo punto occorre chiedersi come facesse un rapsodo greco del VIII secolo a conoscere un testo che ancora non esisteva. Non è più conveniente pensare che, al di là del giudizio di Callimaco, i cicli epici fossero preesistenti se non addirittura contemporanei ai poemi omerici?

 

Neanche l’Odissea è risparmiata: infatti, troviamo un poema del ciclo epico intitolato Telegonia, il quale è attribuito a un certo Eugammone di Cirene. Se l’Odissea faceva parte del ciclo dei nostoi (i cosiddetti ritorni), la Telegonia è ancora più ardita, proponendo un finale alternativo al celebre poema omerico. Esso consta di due libri, viene citato dall’erudito Pausania e ha un finale a sorpresa: Telegono, figlio di Circe e Odisseo, uccide Odisseo e sposa Penelope. Telemaco dal canto suo sposa Circe.

 

Nonostante risultino strani ai nostri occhi e magari meno elaborati dei poemi omerici, i cicli epici nascondono molte sorprese: in primo luogo perché erano il bacino da cui i greci attingevano miti e leggende; in secondo luogo perché molti episodi non sarebbero conosciuti se non attraverso gli stessi cicli epici.

 

Marco Canonico