Bertel Thorvaldsen, il Fidia del Nord
Bertel Thorvaldsen, ai più sconosciuti e purtroppo poco studiato anche nei percorsi accademici, è stato ad onore di cronaca uno dei più grandi scultori di fine Settecento tanto da poter tranquillamente rivaleggiare con il celeberrimo Canova. La sfortuna per essere stato sempre messo ai margini? Essere nato nei paesi scandinavi: infatti questi paesi, sebbene abbiano dato i natali a grandi artisti, li hanno spesso relegati alla fama autoctona e solo dopo molti anni se ne scopre il genio a livello mondiale. Thorvaldsen nasce nel 1770 in Danimarca, figlio di un intagliatore di legno, dal quale apprende la passione per tuto ciò che riguarda l’arte e le sue creazioni. Fin da subito mostra un eccezionale talento per la scultura e le creazioni manuali, ragion per cui la famiglia, senza alcun ostacolo, lo invita ad iscriversi all’Accademia Reale. Per il giovane talento non è affatto difficile completare il percorso di studi, difatti, visto il suo grande zelo e talento, riesce ad aggiudicarsi una borsa di studio grazie alla quale giunge a Roma nel 1793. Nella città eterna restaura i marmi del frontone di Atena Aphaia, ciò gli permette di mettersi in luce e di acquistare una consistente fama. I canoni di Thorvaldsen sono perfettamente neoclassici ispirandosi all’allora scultore per antonomasia Canova, ma non solo per il Fidia del Nord i punti cardine sono prima di tutto la statuaria greca con la sua armonia, la sua proporzione e soprattutto la sua bellezza ideale senza tempo. Il soggiorno romano gli diede la fama e questo fece si che potesse poi intraprendere una folgorante carriera viaggiando però sempre tra Germania, Austria e Polonia. La morte lo porta via con sé all’apice della carriera e dopo essere da poco tornato nella sua terra natale nel 1844.
“Giasone”: Questa meravigliosa scultura, così difficile da distinguere da una qualsiasi statua greca, vista la somiglianza nello stile e nelle forme, è la più celebre e degna di nota opera dell’artista, che la realizza a cavallo tra il 1803 ed il 1828, a dimostrazione del suo labor limae e della ricerca della perfezione assoluta. La scultura mostra Giasone, che avanza mentre reca nella mano destra la lancia e nella sinistra il vello d’oro. Una cintura, la quale sostiene la spada dentro il fodero, gli attraversa in maniera diagonale il busto proprio all’altezza dei pettorali. La testa è completamente ruotata a destra tanto è vero che si può facilmente notare il perfetto profilo, ma non solo anche l’elmo ed il cimiero ondulato. Questo atteggiamento lascia pensare che l’eroe abbia intravisto qualcosa che potrebbe aver catturato la sua attenzione, tuttavia il movimento che gli conferisce Thorvaldsen fa sì che ciò non lo distolga dalla sua missione. La scultura, tutta perfettamente contenuta entro in margini ideali di un solido, la cui base va a coincidere con quella marmorea della statua, è stata creata proprio per essere ammirata e guardata frontalmente. La linea di contorno, sicura e senza alcuna ruvidezza, plasma il volume sollecitandone la lettura secondo valori lineari e bidimensionali piuttosto che spaziali.