Bernardo Bellotto, il nipote del grande Canaletto

Bernardo Belloto, nato a Venezia nel 1721, fu nipote e allievo di Canaletto. Dallo zio difatti apprende la tecnica e i segreti della camera ottica, diventandone poi uno dei massimi esponenti e utilizzatori del suo tempo. Grazie all’insegnamento fornitogli dallo zio, Belloto si dedicò con enorme successo al vedutismo descrittivo, distinguendosi però per la tendenza a correggere e ammorbidire le prospettive affinché fossero più pittoresche agli occhi dei suoi committenti. Egli, tuttavia, fu più stimato all’estero che in Italia, tanto è vero che lavorò soprattutto alle corti di Dresda, Vienna, Monaco e Varsavia. Di ciascuna di queste capitali poi ci ha lasciato innumerevoli e dettagliate vedute, molto spesso arricchite da una luce calda e avvolgente. La morte lo portò via con sé a Varsavia nel 1780.

 

“Veduta di Vienna dal Belvedere”: il dipinto, uno dei più noti e vivaci dell’artista, realizzato a cavallo tra il 1758 e il 1761, fa parte di ben tredici vedute di Vienna e dei suoi castelli imperiali, che Bellotto realizzò su espresso volere dell’imperatrice Maria Teresa, sua grande estimatrice. Il quadro, dunque, rappresenta una veduta di Vienna presa dal Belvedere superiore, lo sfarzoso padiglione adibito alle feste che il principe Eugenio di Savoia aveva fatto erigere. A destra si può notare parte del giardino, suddiviso in terrazze decorate da aiuole, vasche e fontane, mentre sullo sfondo si scorge la bassa facciata del Belvedere inferiore. Invece la metà inferiore a sinistra è riempita dal laghetto artificiale del giardino del palazzo Schwarzenberg. Ai limiti estremi della tela poi sembrano quasi fronteggiarsi le cupole barocche della chiesa di S. Carlo, del convento delle salesiane e al centro si staglia contro il morbido cielo rosaceo la cattedrale gotica di S. Stefano. La veduta ci appare perciò molto dettagliata; con molta probabilità si suppone che Bellotto abbia utilizzato la camera ottica, tuttavia è possibile scorgere alcune distorsioni che l’artista ha inserito per correggere la visione reale in modo tale da conferire alla scena una sensazione di maggiore compattezza e armonia. Infatti le due cupole sembrano proprio molto più vicine di come sarebbero nella realtà. Anche la cattedrale infine è collocata maggiormente in primo piano rispetto a quanto realmente si vedrebbe dal Belvedere.


Articolo di Severiano Scarchini