Anfitrione di Plauto: commedia degli equivoci

Oggi Polymetis vorrebbe presentarvi una vera e propria commedia degli equivoci antica. Stiamo parlando dell’“Anfitrione” di Plauto.
 Il tutto inizia con il solito Giove che sta consumando i suoi amori con Alcmena e con Mercurio nei panni del servo di Anfitrione Sosia. Tuttavia, nel mentre il valoroso Anfitrione è appena tornato dalla guerra e Sosia vorrebbe correre a casa a raccontare le imprese del marito alla moglie Alcmena, che però sta giacendo con Giove.

Da qui si crea un equivoco, poiché Sosia si trova davanti Mercurio con le sue sembianze e i due, come in un meme celebre, finiscono alle mani. Alla fine prevale Mercurio che, con forza e astuzia, fa credere a Sosia di essere lui il vero Sosia. Plauto dunque introduce per la prima volta nel teatro un tema molto caro alla Commedia e al dramma: quello del doppio, da cui riprenderà anche Shakespeare. Intanto Anfitrione e il vero Sosia corrono a casa e rimangono sorpresi dalla fredda accoglienza di Alcmena, che credeva di aver giaciuto con Anfitrione. Anfitrione e Sosia tentano di spiegare l’accaduto, ma vengono cacciati in malo modo da Alcmena. Intervengono Mercurio e Giove a chiarire l’accaduto durante il terzo atto, che ha anche una funzione chiarificatrice per il pubblico, che poteva essersi confuso. 

La commedia si conclude con Alcmena, fecondata da Giove, che dà alla luce due gemelli con tanto di prodigi: uno di loro è Eracle in persona, che strozza due serpenti per mostrare di essere un “bambino prodigio”. Anfitrione, seppur di buon grado, è costretto a dividere i suoi beni con Giove e, alla fine, interviene un deus ex machina a riconciliare tutti. 

In questa commedia si può notare sin da subito la maestria di Plauto dall’argomento del testo: infatti le lettere iniziali danno come acrostico il titolo dell’opera. Plauto sembra riprendere la Commedia Nuova di Menandro, fatta di complessi intrecci, ma la innova con aggiunte e burle quasi aristofanee e tipicamente latine. Al “romanzo rosa” di Menandro Plauto sostituisce una salace commedia, fatta di equivoci e cattiveria. Interessante poi, la figura di Mercurio, che si trasforma nel “servus callidus” per eccellenza che caratterizzerà la produzione di Plauto. 

Marco Canonico